frenesìa

  Quando ti fermi a parlare con una persona per strada, la prima cosa che ti viene chiesta è "come stai?", la prima cosa dopo aver detto "ciao", ovviamente. Io non credo sia un "come stai" sentito. Ormai è diventato un convenevole. Nella tua testa pensi ad una risposta sincera e vera ma o è troppo lunga e non conosci abbastanza la persona da poterle raccontare il tuo vero stato emotivo oppure la verità è che non è interessata a sapere nel profondo cosa stai vivendo, infatti, quello che ricevi sarà una risposta come "mi dispiace" se rispondi che non va molto bene, oppure "passerà", certo come l'acqua sotto i ponti. 
Con il passare del tempo, ho capito che la risposta da dare, in queste circostanze è "bene". Sto bene. Anche se non è vero e l'altra persona non se ne accorgerà. Nessuno può veramente capire cosa stai passando se non te stesso. 
Altre persone, dopo averle salutate, iniziano a parlare della loro vita elogiandosi, come se qualcuno le stesse giudicando. Non capiscono che, in quel momento, sono giudici di loro stessi?
E' difficile trovare persone che sappiano ascoltare, non soltanto sentire. A sentire sono capaci anche gli animali. Ascoltare scava nel profondo. Con la frenesia e il ricorrere la propria vita, ne abbiamo perso il significato. 
Ascoltare anche se stessi. Lo facciamo veramente?

Commenti

Anonimo ha detto…
fa riflettere

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